Die Kunst der Fuge BWV 1080 di J. S. Bach. Introduzione

Opera dal doppio volto, Die Kunst der Fuge BWV 1080 testimonia la volontà quasi enciclopedica con cui Johann Sebastian Bach ha voluto presentare una sorta di trattato pratico sulla fuga musicale, coniugando ars e scientia, analisi e sintesi in un'alchimia probabilmente ineguagliata nella storia della musica occidentale; l'alone di mistero e di fascino enigmatico che circondò il capolavoro fin dalla morte di Bach ha dato un particolare impulso sia alla ricerca musicologica, i cui sforzi sono tuttora tesi nel tentativo di chiarire alcuni notevoli problemi testuali (come vedremo più avanti), sia sfociando in un vastissimo panorama di interpretazioni esecutive.
Grazie al recente ritrovamento di un fondo bachiano scomparso da Berlino dopo il 1945 è stato possibile retrodatare il concepimento dell'Arte della fuga, almeno per quanto riguarda i primi esperimenti sul materiale musicale, al periodo 1736-'38, almeno 4-6 anni prima di quanto supposto finora; proprio verso il 1740 inoltre si apre una nuova fase nel pensiero compositivo bachiano, una fase esplicitamente improntata allo studio dell'ars musica speculativa, ancora considerata come la sorella di astronomia, geometria e aritmetica nel quadrivium del pensiero antico [1], e i cui frutti - come le Variazioni canoniche sopra Vom Himmel hoch BWV 769, l'Offerta musicale BWV 1079 e appunto Die Kunst der Fuge - assumono l'aspetto di progetti scientifici ben lontani dalla sfera pratico-esecutiva quotidiana. Si tratta ad ogni modo di un'arte musicale di grande bellezza (anche se meno immediata all'ascolto rispetto ad altre opere bachiane), e come tutte le espressioni artistiche essa supera i confini della sterile tecnica pur presentando una complessità interna tale da lasciare senza fiato.
Nel giugno 1747 Bach era stato accolto come membro della Correspondierende Societät der musicalischen Wissenschaften ('Società di corrispondenza per le scienze musicali'), fondata nel 1738 a Lipsia dal suo stesso allievo Lorenz Christoph Mizler von Kolov e dedita alla coltivazione del 'sapere segreto': il regolamento della Società prevedeva infatti che vi facessero parte musicisti sia attivi nel campo della teoria che in quello della pratica, ma che questi ultimi fossero esperti di matematica e filosofia; dalla nascita al 1755 la Società accoglierà solo una ventina di musicisti, tra i quali Telemann e Händel. Come 'prova d'ingresso' e comunicazione periodica ognuno dei membri che avesse meno di 65 anni doveva presentare un lavoro teorico o scientifico-pratico: come primo contributo Bach presentò le Variazioni canoniche e, come da regolamento, anche il proprio ritratto ad olio realizzato da Elias Gottlob Haussmann (che, non a caso, ritrae Bach con in mano ben visibile un canon triplex a 6 voci); nel 1748 fu la volta dell'Offerta musicale, mentre l'Arte della fuga probabilmente avrebbe dovuto costituire il contributo per il 1749, anche se la parte quantitativamente più rilevante dell'opera era stata composta intorno agli anni '40-'42.
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1. Le sette arti liberali si dividevano in quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia e, appunto, musica) e trivium (grammatica, dialettica, retorica); la somma del numero quattro (simbolo della Terra e degli elementi naturali) e del tre (simbolo del mondo degli archetipi, del Cielo e della Trinità) coincide con i sette gradini che compongono la scala verso la conoscenza, ed è a sua volta simbolo della perfezione del creato.
1. Introduzione
Bach e i rapporti matematici
Le problematiche esecutive
I testimoni
L'ordinamento dei brani
Il DNA motivico
La struttura generale
Analisi dei contrappunti
Il corale Wenn wir in hoechsten Noethen
Bibliografia essenziale
Sitografia
Discografia

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